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Дата изменения: Fri Jul 28 13:59:28 2000 Дата индексирования: Sun Sep 12 16:58:28 2010 Кодировка: |
Per capire come la Luna entri nel problema delle longitudini, si deve
ricordare che la soluzione di questo problema richiede di conoscere, al
momento della misura, quale sia l'ora del meridiano
di riferimento, ad esempio quello di Greenwich. Il problema delle
longitudini può quindi essere risolto utilizzando la
posizione di astri mobili in cielo (Luna, satelliti di
Giove) come lancette di un grande orologio siderale, oppure strumenti
meccanici che mantengono il tempo del luogo di riferimento.
La Luna, con il suo moto tra le stelle, può essere utilizzata
come indicatore del tempo. Il nostro satellite, nel suo moto di rivoluzione
attorno alla Terra, si muove in cielo di circa 13° al giorno, risultando
così l'oggetto celeste più veloce. Poichè si può
prevedere la posizione della Luna rispetto alle stelle in funzione del
tempo locale di un qualunque luogo, il tempo del meridiano di riferimento
può essere calcolato misurando la sua distanza da stelle note e
riconosciute.
Potendo calcolare la posizione della Luna con la precisione dell'ordine del
primo d'arco (la sessantesima parte del grado), si ricava il tempo del
meridiano di riferimento con un errore dell'ordine di due minuti, il che
comporta, per la posizione della nave, un errore di circa 30 miglia nautiche
all'Equatore e di circa 15 miglia a 60° di latitudine.
Il primo a suggerire il metodo delle distanze Lunari fu
Amerigo Vespucci. Egli tentò di
determinare la sua longitudine, rispetto a Norimberga, quando si trovava lungo
le coste del Venezuela, utilizzando la congiunzione della Luna con Marte il 23
Agosto del 1500.
Tuttavia, la prima proposta completa e consapevole di adoperare la Luna come
indicatore di tempo è del 1514 e viene fatta da
Johann Werner (1468-1522).
Il suo suggerimento rimase noto ad una ristretta cerchia di studiosi fino a
quando non lo riprese Pietro Apiano (1495-1552), che
ne dette un'ampia descrizione nella sua Cosmografia. Il metodo restò
però inutilizzabile finchè non furono realizzate le tre condizioni
indicate.
Si deve ad un medico e professore di matematica al College Royale de Paris, Jan-Baptist Morin (1583-1656), l'aver portato all'attenzione di Richelieu, nel 1634, la circostanza che la Luna avrebbe potuto essere utilizzata per trovare le longitudini. Grazie al suo suggerimento, 33 anni dopo fu fondato l'Osservatorio di Parigi.
Nel 1674 un altro francese, Sieur de St. Pierre, intimo di Luise de Kéroualle, Duchessa di Portsmouth, (una delle amanti di Re Carlo II di Inghilterra) riesce a far sapere al re di essere a conoscenza di un metodo per determinare la longitudine in mare.
Si trattava della proposta che Morin aveva fatto quaranta anni prima a Richelieu. Una commissione di astronomi, nominata dal re, si espresse dicendo che il metodo era sensato, ma era anche impraticabile, per le stesse ragioni per cui era stato rifiutato in Francia: non era sufficientemente noto il moto della Luna e non esistevano carte stellari sufficientemente precise. Gli inglesi decisero però che valeva la pena di tentare per cui fu fondato, per volere del re, il Royal Observatory nel villaggio di Greenwich, proprio per rendere praticabile il metodo delle distanze lunari. Re Carlo II nominò il giovane Flamsteed Astronomo Reale, con l'incarico di adoperarsi con la massima cura e diligenza a migliorare le tabelle del moto della Luna e misurare le posizioni delle stelle, in modo da risolvere il tanto controverso problema delle longitudini.
Il metodo delle distanze lunari divenne praticamente utilizzabile solo nel 1767 quando l'Astronomo Reale Nevil Masklyne dette inizio alla pubblicazione annuale del "Nautical Almanac", in cui erano riportate le posizioni della Luna in funzione del tempo.
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